Mancano pochi giorni alla presentazione del documentario. Pochi giorni, poi il film sarà proiettato su un grande schermo e le protagoniste, e altre donne, e altri uomini vedranno, riassunto il 45 minuti, un lavoro di mesi. Elisa, che modererà l’incontro giovedì, mi ha chiesto, qualche giorno fa, cosa rappresenta questo lavoro per me. Alcune delle donne che hanno partecipato a questa impresa, e che non hanno ancora visto nulla, mi chiedono se sono soddisfatta.
Sono soddisfatta. Ho dato il meglio di me. Coi pochissimi mezzi a disposizione- il risultato è un piccolo miracolo. Sono felice, naturalmente. Sto crescendo dal punto di vista tecnico ed artistico, e noto le enormi differenze –anche a livello di sensibilità- dai miei primi cortometraggi. Oggi rifarei le stesse scelte, e sarei ugualmente soddisfatta.
Le storie, quando vengono raccontate, non sono più solo nostre, non sono più nemmeno di chi le ha vissute. Le storie, che ci piaccia o meno, sono di chi le ascolta, di chi le racconta, di chi le tramanda. Le storie sono di tutti. Si tramandano e si trasformano, diventano nostre, di chi le critica e di chi le ama, di chi le comprende, ma anche di chi non le capisce, ma le conosce. “Alcuni dicono che una parola è morta quando viene detta, io penso che cominci a vivere solo allora” scriveva Emily Dickinson. Per me, anche per le storie è un po’ la stessa cosa. Cio’ che vivo è solo mio, se nessuno lo conosce. Quando lo racconto, comincia a vivere da solo.
Cosa arriverà alle giovanissime che vedranno questo documentario? Cosa arriverà a chi non conosce la parola “femminismo”? Cosa, a chi l’ha conosciuta in prima persona? Quali immagini resteranno? Quali parole?
Qualche giorno fa ho scritto delle considerazioni sullo sguardo femminile in letteratura, e al cinema.
Questo film è fatto da una donna e parla di donne.
Io ho voluto che venissero fuori due cose, principalmente.
Il sorriso delle donne, le risate delle donne, su fatti e racconti importanti. “Talvolta ci capita di vivere esperienze violente sotto un cielo di una bellezza straordinaria. E questi due stati d’animo li viviamo simultaneamente” diceva Claire Simon. A volte la bellezza si nasconde in questi forti contrasti.
Insieme al sorriso delle donne, che vorrei rimanesse impresso negli occhi di chi guarda, ho voluto raccontare la libertà, l’“attitudine” alla libertà di ognuna e di tutte.
E ancora cito Claire Simon “Forse nell’immagine della donna è più difficile ritrovare l’idea di libertà”. Sono parole che hanno un peso politico, estetico, sociale, molto forte. Ritrovare l’idea di libertà – persino al cinema- nell’immagine della donna, è impresa complicata.
Sorrisi e senso – aspirazione- di libertà, questo vorrei che rimanesse.
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