lunedì 5 settembre 2011
Fa caldo nella terrazza di Sandra. Non solo perché le temperature di questa giornata di inizio settembre sono ancora alte, ma anche perché questo è uno di quegli incontri che non si dimenticano.
Siamo in tante questa sera, la Casa delle Donne di oggi è ben rappresentata. Molte delle presenti non si incontrano da anni e l'occasione è la gradita presenza di Pina Nuzzo (UDI nazionale) in questi giorni a Lecce per la scuola estiva della differenza.
Ci siamo incontrate per aggiungere qualche tassello alla ricostruzione di questa importante storia, ed infatti questa si rivela una bella occasione per guardare al movimento femminista come non abbiamo ancora fatto finora. Manuela introduce il progetto con voce emozionata; c’è entusiasmo in tutte noi e forse un po’ di incertezza. Ma il racconto di Pina Nuzzo scioglie ogni riserva. Puntuale, precisa ed appassionata, parla della fine degli anni '70 ed '80 a Lecce, della sua storia, dell’incontro con l' UDI, di come ha “attraversato” temi e lotte femministe e di come ha incrociato alcune delle persone presenti.
Il suo è un racconto che apre molti interventi. Ognuna col suo flusso di memoria, ordinate, calme, rispettose delle parole delle altre. Si alternano i racconti pacati e gli sguardi diversi, che arricchiscono il racconto. Ed è come se insieme si cercasse di capire qualcosa di più di quanto accaduto.
Pina racconta tra le tante cose, la lotta dell’Udi per i consultori; interviene Sandra che a sua volta ricorda le contrapposizioni per i consultori pubblici sostenuta dall’ UDI e la pratica sul campo dell’ AIED.
Si snocciolano nomi e luoghi e si affrontano molti temi. La questione dell’organizzazione politica del movimento inoltre emerge con le stesse debolezze di oggi : finanziamenti ed autonomia.
È la volta di Pinuccia e di Consiglia che parlano della loro esperienza nella casa delle donne degli anni ‘80, del MAD, dei collettivi .. si parla anche di separatismo, della necessità secondo alcune di caratterizzare alcuni luoghi col pensiero femminile, scelta non da tutte condivisa. Si agganciano i ricordi delle altre, chi ha partecipato attivamente, chi guardava dall'esterno cosa accadeva a Lecce. Ogni singola storia porta con sé grandi riflessioni. Ma il flusso dei ricordi viene interrotto dalle domande di Pina.Vuole sapere cosa ci spinge a fare questo lavoro, qual è il senso profondo della nostra ricerca, quale la nostra esperienza e cosa ci aspettiamo dal nostro domani. E' il momento del confronto vero, tra noi trentenni che di quelle lotte hanno potuto beneficiare e chi quei conflitti invece li ha vissuti sulla propria pelle.
Cambiano le parole, le prospettive ed i racconti. Rimane uguale, mi sembra, il desiderio di libertà di ognuna. Ed è proprio questo ciò che ci avvicina a questa storia fatta di volti di donne leccesi e non. È il desiderio di andare oltre ciò che possiamo trovare scritto su un libro, sentire quali sono state le emozioni provate, ed andare oltre ciò che il mondo intorno ci suggerisce.
Spesso capita a chi vive un epoca e un Paese che garantisce diritti civili importanti, di dare per scontate molte cose. Capita anche che ci si senta “inadeguate” se si avverte quel cortocircuito tra diritti acquisiti e comportamenti che riproducono schemi arcaici (vedi quanto accaduto nel nostro Paese) e lì lo smarrimento di noi giovani donne, figlie di rivendicazioni importanti, può essere grande. Da qui la voglia di andare a parlare con chi prima di noi si è confrontato con il ruolo delle donne nella società, con chi il femminismo lo ha costruito, ci ha riflettuto e scritto e con chi al di là del movimento stesso, ha raggiunto la libertà che cercava. I.
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