Ho riflettuto spesso sulla differenza tra i film girati e montati da una donna e quelli pensati da un uomo. Sulla questione della diversa sensibilità, tanto è stato scritto. Succede in tutti i campi, dalla letteratura alla filosofia. Ho letto dei romanzi, dei saggi, ho guardato dei film e ho subito capito che c’era, dietro, la mano di una donna.
E probabilmente se non fossi una donna, diverso sarebbe anche il mio modo di parlare di questa fase del lavoro. “Le storie che so di lei” sta per venire al mondo. È stato concepito –l’idea, raccontare il femminismo salentino- e ha cominciato a prender forma con i primi contatti, le prime interviste, la scorsa estate –tutte le donne a maniche corte e piedi nudi- , immagini catturate dentro la mia telecamera, dentro ai miei occhi, e poi trasferite su un computer, sul quale da un mese, quotidianamente, lavoro dalla mattina alla sera. Ascolto, riascolto, taglio, ho imparato a memoria tutte le vostre parole, i vostri vizi, il modo in cui chiudete le palpebre- è inebriante, è faticoso- devo scegliere. Scegliere le frasi più importanti, quelle che raccontano meglio, quelle che si legano in modo più naturale possibile con quelle delle altre donne, le frasi in cui siete più “vere”. E poi metterle in ordine, creare un equilibrio, nel modo più oggettivo possibile. Il documentario è corale, ogni voce ha un ruolo preciso, ogni volto è il tassello fondamentale.
La parte più faticosa del lavoro è stata fatta. Dalle 20 ore di girato, ho selezionato circa un’ora di parlato, che si ridurrà ancora un poco. Ma il corpus, il corpo, c’é. Ha preso forma dapprima nella mia testa, dopo notti insonni, poi nella costruzione vera e propria del film. Adesso ne riconosco ogni forma… l’inizio, la parte centrale, dove si concentrano gli eventi, la conclusione… come un corpo, la testolina che sbuca, che invita lo spettatore a continuare a guardare, le spalle forti, le punte dei piedi – immagino già i titoli di coda… Girare un film è un momento sociale ma intimissimo insieme. È un dovere –culturale, sociale, politico- e ha molto a che fare con i sentimenti e la passione. Sto raccontando la ricchezza della vita - culturale, sociale, politica, interiore- di queste donne. Lo sto facendo con tenacia e determinazione. Sono giorni in cui non penso ad altro, i giorni in cui questo film, il vostro film, il mio film, ha preso corpo, ha iniziato ad esistere. Quello che manca, ora, è tutto il contorno – limare i tagli, correggere i colori, l’audio, aggiungere delle magnifiche immagini d’archivio – quello che manca sono i dettagli che renderanno bello, piacevole, questo film. Ma adesso c’è, ha una forma precisa, tra poco si staccherà dalle mie mani e lo vedrò, lo vedremo camminare da solo in giro per chissà dove. Paola
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