lunedì 26 dicembre 2011

Come raccontare una storia - a che punto siamo

Sin dall'inizio di questo lavoro, ho deciso di condividere con le protagoniste e le interessate il percorso di costruzione del racconto, attraverso il blog e la pagina Facebook, ma anche qualche mail e vari incontri. Ancora una volta, mi piace raccontare come procedono le cose.
Ho incontrato 15 donne, ho quasi 20 ore di registrazioni, che dovro' ridurre a 26 minuti. Sono state effettuate interviste individuali e di gruppo, ma anche immagini in esterno perché é anche un territorio, quello che bisogna raccontare. é stato un lavoro lungo (abbiamo iniziato a maggio) ed anche abbastanza complicato. Insieme a Manuela ed Ilaria, ho cercato di individuare chi potesse raccontare i movimenti femministi a Lecce. Non é stata una ricerca storica "tradizionale". Quando giri un film ci sono tanti aspetti che bisogna considerare, tra i quali la fisicità di chi parla, la voce, il modo di raccontare... "Le storie che so di lei" é un film collettivo, la costruzione deve avere un buon ritmo ed essere il piu' esauriente a completa possibile. Quasi tutte le donne son state estremamente disponibili, ma alcune le ho dovute "inseguire"... Tutte hanno avuto tanto da raccontare, ma é fondamentale capire che ogni testimonianza ha un valore preciso nel film, soprattutto in un film collettivo. Ogni donna, in sintesi, rappresenta un aspetto di questa storia, che naturalmente il regista ha già individuato nell'incontro preliminare. 
Io sono convinta che in 26 minuti si possa raccontare quello che é successo nel Salento negli anni '70/'80. Con un punto di vista preciso ma senza ambizioni di esaustività assoluta. Come ho sempre sostenuto, non ho voglia di scrivere un "capitolo di storia". Ho voglia di raccontare un'esperienza innanzitutto personale,  diventata poi "sociale" e politica. Delle donne con cui ho parlato, mi interessava soprattutto capire come si sono avvicinate al femminismo, e perché... quali erano i loro sogni, le loro aspettative personali, prima che le iniziative organizzate, che pure hanno un ruolo importante nel racconto.
Ho riguardato le 20 ore di girato e credo ci sia materiale molto interessante. Sono naturalmente consapevole dei limiti di un lavoro di questo tipo, ma tenendo conto dei mezzi a disposizione e delle esigue risorse economiche, sono veramente convinta dell'ottima riuscita della prima fase del lavoro, quella delle riprese.
Ora inizia la fase di montaggio. Un lavoro che richiede precisione, attenzione, pazienza, creatività. Per chi volesse seguire questa fase,  aggiornero' il blog costantemente.
Vi chiedo, come ho fatto mesi fa, di contattarmi per qualsiasi consiglio, critica, suggerimento.
Scrivete direttamente a me (senza la mediazione di Ilaria e Manuela)
é un work in progress, se dovessero venir fuori interessanti novità, nessuno esclude che si possa riprendere in mano la telecamera ...
Vorrei approfittare di questa occasione per ringraziare tutte coloro che hanno risposto al questionario; é stato interessantissimo leggere le vostre risposte e in alcuni casi persino illuminante. Cio' che mi interessava maggiormente é stato il confronto fra due generazioni diverse. Grazie di cuore!

Per quanto riguarda i tempi tecnici, il doc. dovrebbe essere pronto entro i prossimi 2 mesi. Siamo in attesa di alcune risposte da parte di finanziatori (per la post-produzione, per la stampa dei dvd, grafica, pubblicità, etc...).
Ci sono persone che mi hanno contatto via mail per comprare in dvd, altre che lo hanno già acquistato in prevendita.
Ancora una volta, é l'unione che fa la forza. 
Tanti auguri di buone feste a tutti!
Paola

domenica 18 dicembre 2011

Ultimo giorno di riprese

 Sabato mattina, Spiaggia di Torre dell'Orso. C'é vento, ma la bellezza si trova nei dettagli, e il vento crea dettagli meravigliosi. Non mi piace il mare calmo, devo vedere le onde, la spuma, il bianco; senza vento non lo senti cantare.
E' l'ultimo giorno di riprese. Le due giovani donne che camminano si fanno mille domande. Vogliono capire, conoscere, sapere, ed io con loro. E' il loro punto di vista - il mio- che racconto con queste immagini. Tutte le storie ascoltate finora passeranno attraverso un filtro. Questo filtro é il montaggio.
Poggio la telecamera sulla sabbia e penso alle immagini da tagliare, le frasi da scegliere, la costruzione del racconto. Dalla telecamera al computer, dalle case di queste donne, dal mare, alla postazione di montaggio.
Per questo il ricordo dell'ultimo giorno di riprese ha un valore speciale. Apriremo una bottiglia per brindare al passaggio.



lunedì 5 dicembre 2011

Un questionario per le donne

Le riprese per il documentario volgono al termine. Oltre alla raccolta delle testimonianze delle protagoniste, stiamo portando avanti un piccolo studio sul senso di libertà che oggi le donne sentono-o meno- di aver acquisito.
Stiamo inviando un breve questionario alle donne che conosciamo. Sarebbe importante che le lettrici rispondano alle domande che seguono e che mandassero le risposte a questo indirizzo: lestoriechesodilei@gmail.com  Se avete amiche, mamme, conoscenti che potrebbero essere interessate a rispondere, non esitate a diffondere!
 
-NOME:
-ETA’:

-Ti senti una donna libera? In che cosa?

-C’è qualcosa che invece non ti fa sentire libera?

-Pensi mai alle persone a cui devi questa “liberazione”?
 
-Qual’è stata la tua rivoluzione?

-Qual’è la tua idea di felicità?

-Quale potrebbe essere la colonna sonora del movimento femminista?

-Qual’è la colonna sonora della tua vita?

-Esiste un’autrice/filosofa a cui sei particolarmente legata? C’è una frase che ti sta particolarmente a cuore?
 
 
GRAZIE MILLE!!! 

mercoledì 23 novembre 2011

venerdì 18 novembre 2011

Il lavoro procede...

Di seguito, alcuni fotogrammi delle protagoniste del documentario:
A casa di Caterina
Caterina e Sandra
Manuela e Franca
Tramonto a Cutrofiano
Processo per stupro - Studio Avv. Ginetta Creti'
Un articolo di Elettra Ingravallo
Riunione tra le attiviste




L'avvocato Ginetta Creti'

mercoledì 12 ottobre 2011

L'incontro con Franca

Quello che distingue chi si occupa di fiction dal documentarista è l’incontro coi protagonisti del “prodotto audiovisivo”. Nel primo caso, naturalmente, si tratta di attori. Per chi, come me, incontra invece persone che raccontano la propria storia, che in un certo senso interpretano se stessi, l’incontro è sempre particolarmente emozionante.
In genere le persone le conosci prima “su carta” o perché qualcuno ti ha fatto il loro nome. Cosí è stato, per “Le storie che so di lei” , fino ad ora. Ilaria e Manuela mi hanno parlato di Sandra, di Consiglia, di Caterina, di Ada, di Antonella, delle altre, che ho conosciuto dunque prima attraverso le loro parole. Alcune donne, a seguito del nostro appello di agosto, ci hanno scritto delle mail. Tra loro c’è stata Franca. La sua mail è arrivata come un suggerimento sotto voce: alcuni nomi di donne che potrebbero raccontarci la loro testimonianza e la notizia del possesso di alcuni giornali dell’epoca. Tra le righe, Franca racconta di esser stata coinvolta come donna della chiesa valdese e delle comunità di base con lo slogan "Contro l'aborto per la 194”.
Ho incontrato Franca ieri pomeriggio, nella sua casa tutta bianca. Franca è molto più giovane di quanto immaginassi: “ero una ragazzina quando mi sono avvicinata alla realtà delle femministe a Lecce” racconta e le si illumina lo sguardo. Ricorda le iniziative portate avanti insieme ad altre compagne, Sandra, che mi ha accompagnato, ricorda insieme a lei. Eppure non rammentano di essersi mai incontrate! È bello assistere a questa scenetta molto simpatica:  “la festa in cui non si voleva la presenza maschile” “certo, c’ero anch’io! Ma non ero una separatista, io…”.  Franca mi è subito sembrata diversa dalle altre donne incontrate fino ad ora. Non capisco subito perché, ma mi diventa chiaro quando inizia a parlare del suo rapporto con il suo credo religioso. “Un principio evangelico fondamentale nella mia vita è che la fede è pratica di libertà” leggo negli appunti che mi ha fotocopiato di un suo intervento in un convegno. Ci spiega il suo punto di vista sulla Legge 194, che come donna credente ha difeso perché ha dato alle donne la possibilità di poter abortire in strutture pubbliche adeguate pagando il prezzo più basso possibile a livello psicologico, sociale ed umano. 
Il rapporto tra fede e femminismo è estremamente interessante. Tra i tanti preconcetti sul femminismo, c’è anche quello che tutte le femministe siano atee o lontanissime da qualsiasi fede. E invece c’è un importante fervore attorno a questo tema. Ci sono state teologhe che hanno portato avanti le loro battaglie sul diritto all’aborto, convegni e pubblicazioni di grande interesse. Tutto un fervore che è necessario riportare. Soprattutto perché quella che stiamo raccontando è una realtà profondamente cattolica, dove l’aborto è sempre stato considerato un peccato mortale. “La vita è un dono di Dio, non un destino da subire” scrive Franca in un bellissimo articolo pubblicato sul Quotidiano nel 1981, Il dramma dei cattolici “Quello che oggi c’è in gioco è proprio il concetto di donna come soggetto responsabile, capace di fare delle scelte e matura per decidere con coscienza adulta, a fronte di una concezione di dama cui viene negata la gioia della sessualità e vista solo come soggetto di riproduzione”
Si, è questa la parte più bella ed emozionante del lavoro di documentarista: l’incontro con le persone.
Tutte le donne incontrate fino ad ora hanno qualcosa in comune che esprime forza e fierezza. Sono proprio questa forza e questa fierezza cio’  che voglio raccontare.

giovedì 8 settembre 2011

LUISA MURARO

LUISA MURARO. OCCHI CHIARI E BRILLANTI. PER ME è STATA UNA RIVELAZIONE. CONOSCEVO IL SUO NOME MA AD ESSERE SINCERA NON AVEVO ANCORA INCONTRATO I SUOI SCRITTI E LE SUE PAROLE. HO LETTO QUALCOSA IERI PRIMA DI INCONTRARLA PER L'INTERVISTA DI QUESTA MATTINA. IN QUEGLI SCRITTI HO RITROVATO MOLTO DEL SENSO DEL LAVORO CHE STIAMO FACENDO. E COME A VOLTE ACCADE, HO TROVATO ANCHE QUELLE PAROLE CHE ANCORA MI MANCAVANO E SFUGGIVANO PER DESCRIVERE IL SENSO DI QUESTA PICCOLA RICERCA. I. To be continued ..

mercoledì 7 settembre 2011

lunedì 5 settembre 2011

Fa caldo nella terrazza di Sandra. Non solo perché le temperature di questa giornata di inizio settembre sono ancora alte, ma anche perché questo è uno di quegli incontri che non si dimenticano. 
Siamo in tante questa sera, la Casa delle Donne di oggi è ben rappresentata. Molte delle presenti non si incontrano da anni e l'occasione è la gradita presenza di Pina Nuzzo (UDI nazionale) in questi giorni a Lecce per la scuola estiva della differenza. 
Ci siamo incontrate per aggiungere qualche tassello alla ricostruzione di questa importante storia, ed infatti questa si rivela una bella occasione per guardare al movimento femminista come non abbiamo ancora fatto finora. Manuela introduce il progetto con voce emozionata; c’è entusiasmo in tutte noi e forse un po’ di incertezza. Ma il racconto di Pina Nuzzo scioglie ogni riserva. Puntuale, precisa ed appassionata,  parla della fine degli anni '70 ed '80 a Lecce, della sua storia, dell’incontro con l' UDI, di come ha “attraversato” temi e lotte femministe e di come ha incrociato alcune delle persone presenti. 
Il suo è un racconto che apre molti interventi. Ognuna col suo flusso di memoria, ordinate, calme, rispettose delle parole delle altre. Si alternano i racconti pacati e gli sguardi diversi, che arricchiscono il racconto. Ed è come se insieme si cercasse di capire qualcosa di più di quanto accaduto. 
Pina racconta tra le tante cose, la lotta dell’Udi per i consultori; interviene Sandra che a sua volta ricorda le contrapposizioni per i consultori pubblici sostenuta dall’ UDI e la pratica sul campo dell’ AIED. 
Si snocciolano nomi e luoghi e si affrontano molti temi. La questione dell’organizzazione politica del movimento inoltre emerge con le stesse debolezze di oggi : finanziamenti ed autonomia. 
È la volta di Pinuccia e di Consiglia che parlano della loro esperienza nella casa delle donne degli anni ‘80, del MAD, dei collettivi .. si parla anche di separatismo, della necessità secondo alcune di caratterizzare alcuni luoghi col pensiero femminile, scelta non da tutte condivisa. Si agganciano i ricordi delle altre, chi ha partecipato attivamente, chi guardava dall'esterno cosa accadeva a Lecce. Ogni singola storia porta con sé grandi riflessioni. Ma il flusso dei ricordi viene interrotto dalle domande di Pina.Vuole sapere cosa ci spinge a fare questo lavoro, qual è il senso profondo della nostra ricerca, quale la nostra esperienza e cosa ci aspettiamo dal nostro domani. E' il momento del confronto vero, tra noi trentenni che di quelle lotte hanno potuto beneficiare e chi quei conflitti invece li ha vissuti sulla propria pelle.  
Cambiano le parole, le prospettive ed i racconti. Rimane uguale, mi sembra, il desiderio di libertà di ognuna. Ed è proprio questo ciò che ci avvicina a questa storia fatta di volti di donne leccesi e non. È il desiderio di andare oltre ciò che possiamo trovare scritto su un libro, sentire quali sono state le emozioni provate, ed andare oltre ciò che il mondo intorno ci suggerisce. 
Spesso capita a chi vive un epoca e un Paese che garantisce diritti civili importanti, di dare per scontate molte cose. Capita anche che ci si senta “inadeguate” se si avverte quel cortocircuito tra diritti acquisiti e comportamenti che riproducono schemi arcaici (vedi quanto accaduto nel nostro Paese) e lì lo smarrimento di noi giovani donne, figlie di rivendicazioni importanti, può essere grande. Da qui la voglia di andare a parlare con chi prima di noi si è confrontato con il ruolo delle donne nella società, con chi il femminismo lo ha costruito, ci ha riflettuto e scritto e con chi al di là del movimento stesso, ha raggiunto la libertà che cercava. I.

martedì 6 settembre 2011

La città a soqquadro

Gli incontri con le protagoniste di questo lavoro continuano. Ho conosciuto, la settimana scorsa, Ada e Consiglia.
Ada ha una casa bellissima, piena di piante e di libri, una casa di quelle che sogni di avere quando sei bambina. Ada ci ha raccontato, brevemente, quali furono negli anni ’70 le questioni “care” al femminismo, e come sono cambiate in questi ultimi anni. Ce ne riparlerà nei dettagli davanti ad una telecamera. L’arrivo di Antonella ha movimentato la riunione, come sempre accade quando si incontrano  due o più donne che han vissuto un’esperienza simile. Ada è pacata, lo sguardo dritto e fiero; Antonella, quel pomeriggio,  mi ha fatto pensare a quelle pasionarie care a certi registi e scrittori.
Consiglia, invece, mi ha colpito perché sembra una donna tranquilla, se ci parli dieci minuti. Capisci invece che ha un fuoco, dentro, se ti trattieni oltre. Cosa l’ha avvicinata al movimento delle donne, perché ha partecipato attivamente alla costruzione della casa? Il senso civico e morale, una certa ideologia, il sentimento di giustizia, tutto questo insieme… mi sono resa conto che dietro quello che è successo nel Salento in quegli anni  c’era una fortissima passione che andava oltre la politica. “In 30 abbiamo messo a soqquadro la città. Eppure non mi ero mai accorta che eravamo solo in 30… Lecce è stata davvero all’altezza dei tempi” racconta Consiglia. È facile immaginarle, queste donne, e il soqquadro di 30 anni fa… Sarebbe bello avere delle immagini d’archivio.

lunedì 29 agosto 2011

Le distanze

 Durante il nostro ultimo incontro, Sandra mi aveva accennato che Pina Nuzzo, delegata nazionale UDI, avrebbe trascorso qualche giorno nel Salento, a fine agosto. Per telefono Pina è stata molto cordiale, da subito disponibile. Mi ha colpito il tono della sua voce, molto rassicurante, amichevole, impressione rafforzatasi durante il nostro incontro. Ho conosciuto Pina questo pomeriggio. Abbiamo parlato dell’idea del documentario, del lavoro già svolto e quello da programmare. Pina conosce bene la geografia del movimento femminista in Puglia, i rapporti tra le diverse città e paesi, ne fa parte integrante, anzi di più.
Delle parole di Pina questo mi ha colpito “La questione femminile è una questione di distanza”. È qualcosa a cui non avevo mai pensato, ma che ha subito illuminato le mie riflessioni sulla questione femminile fatte fino ad ora. Le distanze. Probabilmente anche questo sarà un aspetto da raccontare nel nostro documentario. Sarebbe bello discuterne insieme.

giovedì 11 agosto 2011

Abbiamo bisogno di voi

Il lavoro sul documentario procede. In questi primi mesi, insieme a Ilaria e Manuela, si é riflettuto sul contenuto del film e sul materiale disponibile. Abbiamo avuto diversi incontri, raccolto dei nomi, incontrato gente.
Sandra del Bene è stata e sarà un aiuto fondamentale per noi. Ci ha raccontato, davanti alla telecamera, la storia del “suo” femminismo. Abbiamo fatto delle riprese vicino al Tito Schipa e a casa sua; abbiamo anche delle immagini di una riunione sulla sua terrazza girate la settimana scorsa.  A fine agosto incontreremo Pina Nuzzo.
 
Nelle prossime settimane il lavoro diventerà più articolato.
 “Le storie che so di lei” è un lavoro di ricerca, ma anche, e soprattutto, di racconto attraverso delle immagini. Da una parte, dunque, abbiamo bisogno di persone che abbiano voglia di raccontare e raccontarsi.
L’idea, appunto, è quella di una racconto corale, preciso, con un rigore storico, ma anche emotivo, personale. Questo documentario sarà un lavoro a “tante mani e tanti occhi”, con una direzione precisa, ma “aperto” e democratico. Per questo abbiamo bisogno delle vostre esperienze, che siano politiche oppure più legate alla sfera personale. Ogni testimonianza sarà significativa per la realizzazione del progetto.

Cosa c’è all’inizio del femminismo? Perché le donne salentine hanno sentito il bisogno, la voglia di incontrarsi? Cosa sono i femminismi in una realtà relativamente piccola e del sud? Cosa è successo in quegli anni? Ci sono delle caratteristiche del femminismo a Lecce? Che volto ha? Quali sono i luoghi del femminismo nel Salento?
 
Dall’altra parte abbiamo bisogno anche di fotografie, testi, filmati, ogni cosa che possa raccontare per immagini quel periodo.
 
Scriveteci per qualsiasi iniziativa e idea.

lunedì 6 giugno 2011

Ciak si gira

6 giugno 2011 - Abbiamo finalmente iniziato, dopo tanto parlare, immaginare e raccontare, tutto è pronto per la realizzazione del video sul movimento femminista a Lecce. Ciak si gira.

Siamo a casa di Sandra del Bene. Appuntamento alle tre di un assolato pomeriggio. Sandra ci accoglie con un caffè in ghiaccio, prima di cominciare a raccontare ciò che ha vissuto, attraverso le lotte, gli entusiasmi e le difficoltà, in un "flusso di coscienza" che ci incanta per ore.  

Paola scruta Sandra e l'ambiente intorno con la sua video camera, come fosse il prolungamento dei suo occhi, mentre Manuela ed io siamo lì a mantenere il  microfono, fare domande ma soprattutto ad ascoltare, con curiosità e tanta voglia di capire.

Ilaria






mercoledì 1 giugno 2011

L'anniversario

65 anni fa, il 2 giugno del 1946, le donne italiane votarono per la prima volta. Fu anche grazie a loro che molti dei diritti fondamentali oggi presenti nella nostra Costituzione vi furono inseriti. Alle donne che lavorarono prima e dopo quelle elezioni, tutti noi dobbiamo moltissimo. Non solo furono le promotrici del cammino per l’affermazione della cittadinanza femminile, furono soprattutto le fautrici della rinascita della democrazia italiana dopo gli anni oscuri del fascismo.
Questa sera mi è venuta voglia di riprendere un testo studiato molti anni fa, per il mio primo esame all’università. Il testo si intitola Diventare cittadine. Il voto delle donne in Italia, di Anna Rossi-Doria. L’ho pagato, nel 2000, 12.000 lire. Ho ritrovato diverse parti che avevo sottolineato a matita, e poi vari riassunti, a fianco delle pagine. A pagina 105 scopro un’annotazione “Questo, è!”. Rileggo, e riporto:

“Anche nella memoria di una partigiana bolognese, Zelinda Resca, l’emozione individuale si intreccia con l’idea di riscatto collettivo: Finalmente potevamo votare. Era una rivincita, una rivincita come donne, che non avevamo mai potuto fare niente. Le nostre mamme che non avevano mai potuto dire una parola, questa era un’occasione (…) Io sinceramente sono emozionata anche adesso quando vado a votare; allora figuriamoci! Credo che le mani tremavano.
Tremavano anche le mani di affermate scrittrici. Cosi Anna Banti: Quanto al ’46 e quel che di importante ci ho visto e sentito, dove mai ravvisarlo se non in quel 2 giugno che, nella cabina di votazione, avevo il cuore in gola e avevo paura di sbagliarmi fra il segno della repubblica e quello della monarchia? Forse solo le donne possono capirmi: e gli analfabeti. Quando i presentimenti neri mi opprimono, penso a quel giorno, e spero.
Ancora, Alba De Cespedes: Il giorno delle elezioni uscii liberata e giovane, come quando ci si sente i capelli ben ravviati sulla fronte.

Probabilmente il mio commento a queste parole “Questo, è!” voleva significare “Questo è il vero senso di questa storia”.

Voglio ricordarlo con le loro parole, questo anniversario.


martedì 31 maggio 2011

L'incontro. Come nasce l'idea.


L’avventura di Le storie che so di lei è iniziata lo scorso inverno, quando ho incontrato Ilaria, durante la proiezione di un mio documentario. La sua idea era quella di realizzare un lavoro sul ruolo della Casa delle Donne a Lecce, di raccontare una storia ancora troppo poco conosciuta, di farlo attraverso le immagini, i suoni, la ricerca.
Ilaria ha più o meno la mia età, non ha vissuto, come me, “gli anni caldi” del femminismo, per questo ciò che possiamo conoscere di quel periodo ha un sapore particolare, seducente: ci arriva solo attraverso le forme del racconto e delle fotografie.
Lavorare su una tematica che ci affascina ma che non si conosce abbastanza è una prova difficile, ma stimolante. Ha il sapore della sfida, ma pure, soprattutto, della scoperta.
Ho conosciuto Manuela e Annalisa qualche giorno dopo l’incontro con Ilaria. Sono loro le promotrici dell’iniziativa, delle ragazze di trent’anni che vogliono capire, conoscere, raccontare ancora. Insieme a me, attraverso una telecamera.

Ma chi sono le vere protagoniste del documentario? Le ho incontrate qualche settimana fa, durante una riunione del gruppo. Ho ascoltato le loro storie, le storie che ancora non so, ma soprattutto ho percepito la loro voglia di raccontarsi, sebbene si tratti di  una pagina di storia dura e dolorosa. La storia delle lotte per avere un consultorio a Lecce, la storia, le storie di donne che han manifestato e lottato per diritti calpestati, per conquiste come la contraccezione –oggi cosí scontata, ma arriva da lí,- storie di aborti clandestini e di amori nascosti, di  illusioni e concretezza, di sogni realizzati ma pure di sconfitte.
La storia del femminismo –  da Olympe de Gouges a Carla Lonzi – ha attraversato i decenni e le diverse nazioni e ha toccato realtà grandi e piccole, metropoli e cittadine.
Lecce l’ha vissuta in prima persona ma pochi lo sanno.
Le storie che so di lei vuol dar voce a chi ha interpretato, a chi si è investito, a chi ha cantato questa storia. 
Paola